La necessità di urinare più frequentemente del normale è un problema che viene definito, tecnicamente, pollachiuria. Consiste, in effetti, in una minzione frequente durante la...
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]]>In linea generale, una persona adulta espelle urina dalle tre alle sei volte al giorno: questo perché, sempre considerando dei valori medi, si produce dal mezzo litro ai tre litri di urina quotidianamente. Va da sé che i fattori che possono influenzare questi dati sono diversi, dall’età, passando per la quantità di liquidi che si assume, all’attività fisica. Come abbiamo già accennato, la minzione frequente è definita poliuria, se è di rilevante entità anche il volume di urina espulso; pollachiuria se invece lo stimolo è frequente ma il volume emesso è nella norma o comunque poco rilevante. In entrambi i casi, si può parlare di condizioni più o meno comuni che portando ad urinare spesso:
Ma vediamo nel dettaglio.
La condizione che abbiamo sopracitato è legata essenzialmente ad alcune cause precise, più o meno gravi. Tra queste troviamo:
Generalmente, sono più preoccupanti le cause che portano, invece, alla pollachiuria. Come abbiamo visto, si parla di un aumento dello stimolo di urinare, ma in questo caso parliamo di un volume generale di urina che viene espulso poco consistente. Ogni singola minzione è caratterizzata dalla presenza di piccole quantità di urina: si ha necessità di una minzione frequente, che può persino portare al bagno sette-otto volte al giorno, ma senza espellere grossi quantitativi di liquidi. Vediamo nel dettaglio quali possono essere le cause di una minzione frequente di questo tipo.
Una delle cause più frequenti è sicuramente la cistite. Le infiammazioni della vescisa possono portare ad una minzione frequente. La cistite è caratterizzata da un’infezione della vescica causata, in linea di massima, da batteri che arrivano dall’esterno. La mucosa vescicale si irrita e ciò porta ad una maggiore frequenza dell’atto di urinare. Tecnicamente, l’infiammazione provoca un aumento del tono detrusore, che non è altro che il muscolo che permette alla vescica di svuotarsi, e quindi si ha la continua sensazione di dover espellere urina. Ma non è tutto. Spesso e volentieri questa sensazione è accompagnata da forte dolore e la presenza di sangue nelle urine. Questa condizione infiammatoria e infettiva della vescica è più comune tra le persone anziane e le giovani donne. Si raccomanda, in questo caso, un intervento medico: l’urologo sarà in grado di fare una diagnosi adeguata dopo degli esami specifici, come l’ecografia addominale, e potrà prescrivere una cura antibiotica. Ci sono poi anche altre patologie della vescica che possono portare ad un continuo bisogno di urinare: per esempio, tumori vescicali, calcoli e irritazione della mucosa.
Anche i problemi alla prostata possono esser causa di minzione frequente. Di solito, problemi di questo tipo si verificano negli uomini con un’età non inferiore a 45-50 anni e consistono proprio in una sensazione di minzione frequente, con quantitativi poco rilevanti di urina espulsa. Tecnicamente, ciò è provocato dal fatto che la prostata quando si ingrossa preme sull’uretra e sulla vescica, causando il problema sopracitato: tratto urinario e prostata, infatti, sono a stretto contatto. Essenziale è un consulto medico per comprendere come risolvere la problematica ed effettuare tutti gli esami di rito (come l’uroflussometria, l’esame del PSA e così via). Tra le varie complicazioni per quanto riguarda la prostata, abbastanza frequente è la ipertrofia prostatica (la quale colpisce circa il 40-45% della popolazione di età superiore ai 50 anni). Oltre ai sintomi che abbiamo sopracitato, come la pollachiuria, tra le altre cose che testimoniano la presenza di ipertrofia prostatica troviamo sicuramente la nicturia, ovvero l’espulsione di urine continua durante la notte. Oltre a ciò, può essere comune la stranguria (ovvero bruciore e dolore durante la minzione) e la ritenzione urinaria. Anche la prostatite, tra le patologie delle vie urinarie, può essere determinante per il bisogno di urinare continuo.
Una minzione frequente, però, può essere portata anche dalla presenza di fibroma. Questo è particolarmente comune nelle donne in età fertile. Si tratta, in effetti, di tumori benigni che provocano una certa pressione sulla vescica e fanno sì che si palesi questo continuo bisogno di urinare, anche quando la vescica è essenzialmente vuota. Ci sono varie tecniche utili all’asportazione di un fibroma.
Molti farmaci possono portare ad urinare spesso. Si parla di un’azione diuretica dei farmaci che vengono prescritti per altri motivi (per esempio l’ipertensione arteriosa). In realtà, si tratta di due cose strettamente correlate. Urinando spesso, infatti, il volume del sangue diminuisce in maniera significativa e la pressione stessa diminuisce. Va da sé che il problema si palesa se si parla di una minzione frequente durante la giornata, spesso intollerabile. E’ il medico curante che deve valutare il da farsi in questo caso: espellere troppi liquidi corporei non è salutare.
La necessità di urinare spesso non è una patologia in sé, bensì è un sintomo di una malattia. Ecco perché è necessario prestare massima attenzione a tutti i sintomi che possono portare a questo fastidio del tratto urinario, per comprendere quale potrebbe essere la causa che lo scatena. Tra i sintomi più comuni della presenza di una minzione frequente troviamo:
C’è un vero e proprio percorso per comprendere la causa di minzione frequente. Questo si basa essenzialmente su un processo preciso che viene svolto dal proprio medico, il quale pone delle domande, per prima cosa, sulle abitudini del paziente. E’ importante questa procedura per comprendere sia la storia patologica di una persona, sia le abitudini. Soltanto così si potrà capire quante volte il paziente ha necessità di andare in bagno durante il giorno; quale sia la produzione di urina effettiva; le abitudini alimentari del paziente e la presenza di eventuali patologie. Sarà soltanto dopo questa fase che si potrà prevedere l’esecuzione di alcuni esami diagnostici. Tra questi troviamo:
In questo caso, come in tanti altri, è essenziale avvertire immediatamente il proprio medico. Soltanto lui sarà in grado di capire la vera motivazione che è dietro questo sintomo. E’ davvero sconsigliato lasciar correre ed evitare di avvertire uno specialista, perché il problema poi potrebbe acuirsi inevitabilmente: ci sono tante cause, come abbiamo visto, anche piuttosto gravi, che possono portare a questo fastidio. Un intervento tempestivo può essere determinante. Gli esami non sono particolarmente invasivi e consentono di arrivare con certezza alla causa effettiva del problema. A seconda del tipo di problema possiamo parlare di cure differenti: per esempio, in caso di diabete riscontrato, allora si potrà cominciare una vera e propria cura anti diabete e regolarsi di conseguenza nella vita quotidiana per garantire la salvaguardia della propria salute; in caso di cistite o prostatite, si può agire con farmaci antibiotici e antinfiammatori; in altri casi, come presenza di una forma prostatica benigna o di un fibroma, allora potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico. Visto e considerato che si parla di cause possibili tra le più disparate, è fondamentale avvertire in tempo il medico.
Anche se potrebbe sembrare strano, ci sono comunque delle cose che possiamo mettere in atto per prevenire il problema. Ci sono una serie di fattori che possono essere determinanti per prevenire o comunque in alcuni casi ridurre drasticamente la minzione frequente.
Per esempio, regolare il quantitativo di liquidi che assumiamo quotidianamente può essere d’aiuto per comprendere effettivamente quanta urina dovremmo espellere. E’ consigliabile, inoltre, evitare cibi troppo speziati che possano irritare la mucosa vescicale e aumentare la possibilità che si verifichi il problema. Anche i cibi piccanti possono essere determinanti in tal senso. Troppo alcol e caffeina sono da evitare (specie prima di coricarsi).
Utilissimo, comunque, potrebbe essere anche segnare tutti i dati importanti su un diario per comprendere quanta acqua beviamo al giorno e quante volte andiamo in bagno. Questo può essere poi utile anche al nostro medico.
Ci sono, poi, degli esercizi particolari che risultano particolarmente utili. Sono noti come esercizi di Kegel, e si basano proprio sul concetto di controllo del muscolo della vescica, per regolare la minzione più facilmente.
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]]>Probabilmente vi sarà capitato qualche volta di avere particolare dolore agli occhi, più precisamente alle palpebre, oltre che avvertire un gonfiore forte e un arrossamento...
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]]>Con questo termine si fa riferimento, essenzialmente, ad un’infezione batterica delle ghiandole del follicolo pilifero ciliare. Colpisce, quindi, la palpebra ma può anche attaccare tutta la congiuntiva. L’ orzaiolo può colpire sia la parte interna della palpebra (precisamente infettando la ghiandola di Meibomio) oppure colpire esternamente la palpebra (infettando le ghiandole di Zeis). Queste ghiandole svolgono la funzione precisa di secernere del sebo, il quale consente di lubrificare la palpebra, in maniera tale che non possa irritare l’occhio: basti considerare che a quante volte sbattiamo le palpebre ogni minuto. Difatti, queste ghiandole, producono delle lacrime, garantendo il film lacrimale, e delle sostanze lubrificanti utili a tale scopo. Quando subentra infezione da orzaiolo queste ghiandole, difatti, si ostruiscono e il liquido lubrificante non può fuoriscuire. Ciò provoca un dolore più o meno intenso e, generalmente, un gonfiore che dura diversi giorni.
Ma quali sono le cause possibili dell’infezione da orzaiolo? Quest’infezione è causata, tecnicamente, dalla presenza di un batterio, lo Staphylococcus aureus. Se l’infezione si presenta soltanto di rado, allora è preoccupante fino ad un certo punto, mentre se c’è una particolare tendenza, l’ orzaiolo si presenta frequentemente, allora ci potrebbe essere una predisposizione e quindi bisogna prestare ancora più attenzione.
Sono diversi i motivi che possono portare a questa infezione. In primis una presenza molto attiva di batteri sulle ciglia, a causa di una scarsa igiene. Anche lo stress in alcuni casi svolge una funzione determinante perché, come ormai è noto, questo abbassa le difese immunitarie del corpo umano e ci rende più facilmente attaccabili da virus e da batteri. Non c’è una particolare predisposizione, invece, per quanto riguarda l’età: l’orzaiolo potrebbe colpire, difatti, tutti gli individui, dai più piccoli ai più grandi. Come abbiamo già anticipato, l’orzaiolo può interessare sia la parte esterna della palpebra, sia la parte interna (orzaiolo interno ed esterno). In entrambi i casi, le cause possono essere ricondotte alla presenza di batteri, i quali appartengono alla famiglia dello stafilococco o dello streptococco. Di seguito le possibili cause di infezione da orzaiolo:
Ci sono, poi, situazioni e condizioni di salute particolari, fattori di rischio, che possono portare più frequentemente alla presenza dell’infezione da orzaiolo. Per esempio, oltre alla scarsa igiene (che può tranquillamente consistere anche nel toccarsi spesso gli occhi con le mani sporche), l’utilizzo continuo ed errato di lenti a contatto è sicuramente un fattore determinante: anche in tal caso è sicuramente fondamentale mantenere un’igiene massima. Anche la congiuntivite può portare alla presenza di orzaiolo, così come l’acne rosacea e malattie croniche di cui soffriamo, come diabete e dermatite seborroica.
Anche per quanto riguarda i sintomi di infezione da orzaiolo parliamo di diverse situazioni. Alcuni sintomi possono riferirsi soltanto ad un rossore e un gonfiore della palpebra. In altre situazioni, invece, si palesa anche un dolore molto intenso, non soltanto al tatto. Di solito, al bordo della palpebra si genera un rigonfiamento che presenta il classico puntino bianco. Altro sintomo comune di infezione da orzaiolo è sicuramente una lacrimazione molto più intensa del normale.
Quest’infezione dell’occhio risulta particolarmente fastidiosa in alcune situazioni. Anche se nella maggior parte dei casi tende a risolversi da sola, se non curata adeguatamente può trasformarsi in qualcosa di peggio: il calazio. Si tratta di una vera e propria cisti, la quale si genera in seguito ad una infiammazione cronica della ghiandola di Meibomio. Alla presenza di calazio, molto spesso è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per risolvere la situazione. Riassumendo, tra i sintomi più comuni troviamo:
Per quanto concerne la diagnosi, non c’è molta difficoltà a riscontrarne la presenza. L’orzaiolo, infatti, si manifesta con sintomi evidenti: basta una valutazione clinica dell’occhio, che il medico è in grado di fare agevolmente, così come è capace di distinguere l’orzaiolo da una cisti. Non si parla, generalmente, di esami clinici specifici. E’ fondamentale, però, recarsi da un medico se la situazione non si risolvere dopo diversi giorni. Importantissimo è non cercare di aprire autonomamente l’orzaiolo, poiché è facile che si rischi di peggiorare la situazione.
Di solito risulta utile fare ricorso ad impacchi caldi da apporre sull’occhio, due o tre volte al giorno. Se non ci saranno miglioramenti, allora sarà necessario avvertire il medico curante per dei consigli sul da farsi. Quest’ultimo è facile che possa presciverci delle pomate o dei colliri antibiotici. Solo quando il problema peggiora e diventa cronico, allora l’orzaiolo necessita di un intervento chirurgico per essere curato.
Alcune soluzioni naturali che possono risultare utili per una cura adeguata sono:
Per quanto riguarda, invece, eventuali medicinali da poter utilizzare, troviamo:
Ma è possibile fare in modo da prevenire l’orzaiolo? In un certo senso sì. Come abbiamo avuto modo di capire, l’orzaiolo non è altro che una patologia di natura batterica, quindi contagiosa. E per questo motivo, si possono mettere in pratica alcuni comportamenti per salvaguardare la nostra salute.
Un primo passo per evitare il contagio è sicuramente, banalmente, quello di evitare di entrare in contatto di retto con chi ne è soggetto. Se viviamo nella stessa casa con una persona che sta soffrendo di orzaiolo, allora bisogna evitare in tutti i modi di condividere la biancheria e altri oggetti di stoffa (per esempio, asciugamani, federe dei cuscini e così via). Ovviamente, anche gli occhiali vanno prima disinfettati a dovere, se si vuol condividerli con qualcun altro.
Altro consiglio utile allo scopo può essere quello di evitare di toccarsi continuamente gli occhi, specie se le mani non sono pulite: è fondamentale che le mani sporche non entrino in contatto con gli occhi. L’orzaiolo è uno dei problemi tipici che ne derivano. E ancora, un accorgimento, che sicuramente risulterà più utile alle donne, è il fatto che bisogna struccarsi adeguatamente prima di andare a dormire: se un prodotto per il make up come il mascara o l’ombretto non è in ottimo stato, potrebbe essere portatore di batteri, i quali attaccano l’occhio.
Anche e soprattutto chi usa le lenti a contatto deve badare all’igiene con massima attenzione. Prima di toccare le lenti, è necessario lavarsi le mani accuratamente: quindi, sia prima, per infilarle, sia prima di toglierle.
C’è poi un altro fattore che risulta particolarmente utile per prevenire l’orzaiolo. Si tratta dell’alimentazione.
Ci sono una serie di alimenti che, grazie alle loro proprietà, sono in grado di prevenire le infiammazioni e persino curarle quando sono in atto. Alcune vitamine sono eccezionali in tal senso. Tra queste:
Proprio quest’ultima, la vitamina E, è particolarmente importante per i nostri occhi. Questa svolge una funzione antiossidante e utile contro le infezioni, come l’orzaiolo. Si può trovare nella frutta secca, come noci e mandorle, e in alcuni semi.
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]]>Quanto può essere fastidioso il torcicollo? In alcuni casi risulta davvero insopportabile. Questa particolare condizione che solitamente colpisce i muscoli del tratto cervicale della colonna...
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]]>Con il termine torcicollo indichiamo proprio un disturbo, una pseudo patologia, come detto non si tratta di una vera e propria patologia, che causa una mobilità dei muscoli del collo o limitata o, in casi estremi, persino nulla. Il dolore cervicale è una caratteristica preponderante del torcicollo: questo può essere più o meno intenso e durare qualche giorno o qualche settimana. Difatti, il dolore stesso è dato dalla contrattura dei muscoli del collo, in particolare quelli laterali. Queste contratture muscolari possono durare diverso tempo, come detto, ma problema ancor più grave è che possono persino ripresentarsi periodicamente.
C’è persino una forma particolare di torcicollo, una forma congenita, che scaturisce da una inclinazione della testa su un lato: questa è dovuta da un ispessimento dei muscoli laterali o per una contrazione del muscolo sternocleidomastoideo.
Sono differenti, come pocanzi accennato, le possibili cause del torcicollo. Oltre al discorso legato ad un problema congenito, già anticipato, le cause possono essere dovuto, per esempio, ad una postura sbagliata assunta di continuo durante la giornata. Questa postura può essere anche assunta durante la notte, mentre si dorme. Anche dei movimenti molto bruschi o dei colpi di freddo possono incidere particolarmente sulla presenza del torcicollo. Anche alcune infezioni e lezioni al rachide cervicale possono portare alla presenza di torcicollo. Di seguito alcune delle cause più comuni del torcicollo:
Tra le cause meno comuni troviamo ernia del disco cervicale, malattie degenerative e malformazioni della colonna cervicale.
Sono svariati anche i sintomi che può portare il torcicollo. Generalmente, si parla di torcicollo, per esempio, quando non si riesce a flettere o roteare il collo: i movimenti di questo tipo portano ad un dolore più o meno intenso, alle volte anche difficile da sopportare. I sintomi, in generale, possono essere riassunti in:
dolore muscolare che può irradiarsi anche fino al braccio (brachialgia);
dolore ai muscoli (cervicalgia);
impossibilità a muovere o roteare il collo;
gonfiore;
mal di festa;
vomito;
sonnolenza.
Abbiamo visto le possibili cause e i sintomi, ma come si fa a curare il torcicollo? Sicuramente esiste una via che segue un percorso farmacologico, quindi grazie all’uso di farmaci e una via invece incentrata su altre soluzioni.
Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di un disturbo che si risolve in pochi giorni, esistono anche dei rimedi farmacologici. Quando il dolore, la rigidità e il fastidio persistono, allora sarebbe utile contattare il proprio medico curante per farsi consigliare il da farsi. Di solito vengono prescritti dei farmaci analgesici e antinfiammatori. Questi aiutano a far rilassare i muscoli e lenire l’infiammazione.
Se il dolore è particolarmente intenso, allora può essere necessario contattare un ortopedico o uno specialista. Se abbiamo ricevuto delle lesinoi conseguenti ad un colpo, allora è sicuramente necessario il consiglio di uno specialista: potrebbe essere necessario l’intervento di un chirurgo.
Se invece si vuole risolvere il fastidio senza fare ricorso ad una cura farmacologica, allora si potrebbero utilizzare dei rimedi naturali. Ci sono una serie di cose che potrebbero risultare particolarmente e alleviare il fastidio. Vediamo nel dettaglio.
Generalmente il calore risulta essere d’aiuto. Ecco perché si potrebbe fare ricorso ad impacchi caldi, i quali consentono di distendere la muscolatura ed evitare che si contragga. Se, invece, il torcicollo è causato da una vera e propria infiammazione, allora si può ricorrere ad una crioterapia, un trattamento che si basa sul freddo: si possomo preparare impacchi o utilizzare una borsa del ghiaccio sulla parte interessata. Il trattamento in questione non deve durare più di un quarto d’ora circa per volta.
Ciò che spesso si sottovaluta, inoltre, è il fatto che bisognerebbe evitare di riposare eccessivamente, visto che il riposo irrigidisce la muscolatura e le articolazioni. Sarebbe opportuno fare un po’ di attività fisica, ovviamente senza sforzi eccessivi (come una camminata) per sciogliersi. Anche degli esercizi specifici possono sortire effetti positivi.
Ci sono sicuramente una serie di cose, inoltre, che potrebbero essere evitate per fare in modo da prevenire il torcicollo. Per esempio, ci sono una serie di abitudini di vita che andrebbero corrette: abbiamo già citato un’errata postura, sia nel dormire che durante la giornata. Questa può essere davvero deleteria. Quando si dorme si dovrebbe evitare di assumere una posizione prona, ma prediligere altre posizioni, come per esempio quella di fianco, con le ginocchia piegate verso il busto.
Altra cosa che sicuramente risulta utile è quella di evitare di prendere colpi di freddo, ovvero sbalzi di temperatura: questi, specie nei mesi più freddi, sono molto dannosi. Basta affacciarsi da una finestra, magari con i capelli bagnati, e si può incorrere in questo fastidio. Anche delle correnti d’aria fisse, dirette proprio verso il nostro collo, sono sicuramente da evitare.
Anche gli sforzi devono essere eseguiti con criterio. A prescindere dal fatto che si faccia attività fisica, oppure no, non sono ideali i movimenti bruschi, violenti, del nostro collo. Questi incidono particolarmente sulla muscolatura. Ma anche lo stress può essere determinante, in tal senso.
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]]>Il giradito, o patereccio, è un’infezione molto fastidiosa che, in genere, colpisce le dita delle mani. Occasionalmente anche quelle dei piedi. La causa del propagarsi...
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]]>Il giradito è un’infezione molto dolorosa la quale colpisce di solito le mani, specificamente i polpastrelli e le falangi distali. Come già anticipato, può colpire più raramente anche le dita dei piedi. Di solito si manifesta intorno all’unghia o sul polpastrello. Sebbene non si tratti di una vera e propria patologia, va sicuramente trattata in maniera molto accurata, sia perché provoca un dolore davvero importante, sia perché potrebbe portare a complicanze più significative: potrebbe persino incidere su tendini e ossa!
Si tratta di un’infezione che può essere causata da un virus o da un batterio, più di rado da un fungo. In qualsiasi caso, è importante prestare attenzione perché può essere contagiosa: gli agenti patogeni possono essere trasmessi con il contatto diretto.
Sono diversi i fastidiosi sintomi che si possono accusare a causa di questa infezione. Tra questi troviamo:
Ciò che forse non tutti sanno è che in realtà ci sono diversi tipi di giradito, i quali si possono manifestare con sintomi più o meno gravi. Per esempio, troviamo il giradino cutaneo, una forma più superficiale, che si palesa sulla pelle e che può portare alla formazione di piccole vesciche. Di solito, in questa forma, l’infezione guarisce in maniera più rapida ed è meno fastidiosa. C’è poi il giradito sottocutaneo, il quale si palesa sotto l’unghia o intorno a questa. Più doloroso del precedente. Sono, però, sicuramente due i tipi di giradito particolarmente fastidiosi: quello profonto e quello erpetico. Nel primo caso può persino raggiungere le ossa, se non curato con le dovute accortezze; nel secondo, l’infezione è dovuta all’herpes simplex e si manifesta con forte dolore e vesciche.
Anche le cause del giradito possono essere di diversa natura. Per esempio, mangiarsi le unghie e le pellicinine intorno all’unghia è sicuramente una delle cause principali, visto che si possono provocare una serie di piccole lesioni che favoriscono l’azione di virus e batteri. Sebbene l’onicofagia sia un problema molto comune, va sicuramente evitata, in quanto le pellicine sono fondamentali per la salute delle unghie.
Anche una manicure sbagliata (come per esempio tagliare le pellicini ferendosi, oppure tagliare le unghie “troppo sotto”) può causare un’infezione che poi porta al giradito. Le mani, specialmente per alcune attività, sono molto esposte all’azione di agenti esterni, ecco perché vanno particolarmente preservate. Ci sono anche delle sostanze chimiche, come solventi o saponi aggressivi, che possono portare a microlesioni, le quali favoriscono poi la presenza di batteri dannosi.
Sebbene ci siano una serie di medicine con azione antibatterica e antivirale da poter utilizzare, va detto che diversi rimedi naturali possono portare dei benefici significativi. Tra questi troviamo:
Ma un altro prodotto naturale che potrebbe essere utile per calmare un’infiammazione come il giradito è sicuramente il Tea Tree oil. Si tratta di un prodotto davvero eccezionale che si è diffuso nel corso dei secoli e viene utilizzato per contrastare tantissimi problemi di salute, tra cui anche il giradito. La sua azione antibatterica, antimicotica e antiparassitaria è ormai certificata. E’ un olio vegetale, noto anche come olio di Melaleuca, il quale è in tutto e per tutto naturale: per questo motivo viene utilizzato come valida alternativa a diversi medicinali. Provenendo da agricoltura biologica, non contiene degli agenti chimici aggressivi, ma solo naturali.
E’ impressionante se si pensa a tutte le funzioni che può svolgere quest’olio. Per quanto riguarda le proprietà antibatteriche, alcuni studi hanno dimostrato come sia capace di denaturare le proteine della membrana citoplasmatica dei microorganismi dannosi per il nostro organismo. Molti batteri, in parole povere, risentono dell’azione di questo prodotto. Oltre a questo, si parla di proprietà antimicotiche: funghi come la candida, possono essere sconfitti con quest’olio essenziale.
Ma proprio come abbiamo anticipato, l’olio di Melaleuca è in grado anche di combattere efficacemente le infiammazioni della pelle, come appunto il giradito. Basta creare una sorta di soluzione, diluendo quest’olio essenziale con l’acqua tiepida e immergere il dito per diversi minuti, almeno due o tre volte al giorno.
Va da sé che se nessuno di questi rimedi riesce ad apportare dei benefici, allora sarebbe meglio avvertire il vostro medico, il quale vi suggerirà il da farsi. Rivolgersi al medico, non è mai sbagliato in questi casi. In situazioni particolarmente gravi, potrebbe essere anche necessario intervenire chirurgicamente per risolvere il problema: l’intervento è previsto sia in caso di interessamento dell’unghia che del polpastrello e non è particolarmente invasivo.
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]]>Se non hai intenzione di utilizzare un latte detergente per purificare la tua pelle, puoi optare per l’acqua micellare. Molte pelli, infatti, sono particolarmente sensibili...
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]]>Ma vediamo per prima cosa cos’è l’ acqua micellare. Questa può essere trovata in commercio anche con il nome di acqua di purificazione micellare. Si tratta di un prodotto che è stato inventato in Francia, diversi anni fa, e che è composta da micelle, ovvero delle picolissime palline di olio che sono ricche di materiali e minerali particolari.
E’ proprio grazie a questa unione tra acqua e olio che si può facilmente rimuovere lo sporco dal viso e purificare la pelle in maniera ottimale: l’acqua micellare consente una corretta pulizia del viso, a prescindere dalla tipologia di pelle. L’utilizzo dell’acqua micellare, inoltre, permette di evitare l’utilizzo di prodotti chimici aggressivi. Una volta utilizzata, la pelle risulterà purificata, lucida e molto fresca. In generale, come già anticipato, il prodotto è adatto ad ogni tipo di cute, va detto che esistono però delle acque micellari adatte a pelli particolari. La scelta è sicuramente molto vasta.
Senza ombra di dubbio, l’ acqua micellare è una validissima alternativa al latte detergente e al tonico. Ricordiamo che è assolutamente priva di calcare e cloro, oltre che altre sostanze chimiche.
Come funzionano, di preciso, le acque micellari? Come abbiamo già anticipato, al centro della loro attività c’è senza ombra di dubbio la micella. La particolare struttura chimica delle micelle consente di attrarre i grassi, quindi il sebo in eccesso, e rimuovere il trucco. Contemporaneamente, le micelle, respingono l’acqua, con una funzione che potremmo dire “polarizzata”. Questo consente loro di attrarre tutto lo sporco e il grasso della pelle come una sorta di calamita e, grazie ad un semplice dischetto di cotone, la rimozione del trucco e del sebo è veramente molto semplice. Allo stesso tempo, il viso viene idratato: ecco perché l’acqua micellare agisce in modo molto delicato non solo rimuovendo le impurità, ma anche combattendo la pelle secca.
Sono davvero parecchi i motivi che spingono le donne ad usare l’ acqua micellare.
Per prima cosa ha un’azione purificante e pulente, ciò risulta particolarmente utile quando c’è necessità di rimuovere il make up: come abbiamo visto, le micelle sono elementi che, vista la loro struttura, sono particolarmente adatti allo scopo. Con un solo gesto, si riesce facilmente ad eliminare il trucco.
Oltre a questo, c’è da dire che si tratta di un prodotto estremamente delicato e “gentile” con la pelle; per questo motivo si può tranquillamente utilizzare sugli occhi e sulle labbra. Ciò fa ben intuire che non si tratti di un prodotto struccante come gli altri che troviamo in commercio. Dopo l’utilizzo, la pelle apparirà anche più liscia e tonica. Ricordiamo che può essere utilizzata anche senza risciacquare.
Anche il discorso dell’idratazione è importantissimo: l’acqua micellare, infatti, permette di contrastare la disidratazione provocata dal make up e la pelle secca in generale, idratandola a fondo.
Un’altra caratteristica fondamentale è il fatto che l’acqua micellare sia indicata praticamente per tutti i tipi di pelle, senza controindicazioni particolari.
Se, in alcuni casi, ci sono delle indicazioni particolari per quanto concerne l’utilizzo di creme idratanti o detergenti, per l’uso dell’acqua micellare non ci si deve preoccupare di nulla. Infatti, il prodotto è adatto ad ogni tipo di cute come abbiamo visto e potrebbe essere usato in qualsiasi momento della giornata, quante volte si vuole. Non ci sono controindicazioni in merito. Di solito, va detto, è consigliato l’uso la mattina o la sera, prima di andare a dormire.
In questo secondo caso, infatti, l’acqua micellare è in grado di agire in maniera ottimale poiché durante la notte la nostra pelle regola in automatico il sebo e altre impurità. Consideriamo che durante tutta la giornata la pelle del nostro corpo, in particolare quella del viso, è soggetta all’azione di tanti agenti esterni che possono alterarne l’idratazione e la struttura. A fine giornata, l’acqua micellare è utilissima per ripulire il volto dalle tossine e dallo sporco che è rimasto sull’epidermide.
Altro vantaggio enorme dell’acqua micellare è la facilità dell’applicazione. Basta utilizzare un semplicissimo dischetto di cotone, quello che si trova in commercio proprio per struccare il volto e gli occhi in particolare, e una piccolissima quantità è in grado di eliminare ogni tipo di impurità della pelle. Applicata delicatamente sulla pelle, un’acqua micellera è capace di agire, lasciando la pelle poi lucida e morbida. Uno dei modi migliori di applicarla sulla pelle è in maniera tale da creare dei circoletti con il disco, senza strofinare con forza. Una delle differenze principali col batuffolo di cotone è proprio il fatto che spesso con questo c’è necessità di fare un po’ di forza, mentre con un’acqua micellare ciò non è necessario. Altro fattore estremamente positivo è il fatto che, dopo l’uso, non necessita di risciacquo.
L’acqua micellare presente sul mercato non è soltanto di una tipologia precisa. Ne esistono in commercio diversi tipi, ognuna con caratteristiche specifiche anche se, come abbiamo anticipato, si tratta in generale di un prodotto estremamente versatile e utile ad ogni tipo di pelle. Sono comunque disponbili sul mercato delle acque micellari che cercano di rispondere ad esigenze specifiche, per esempio esistono acque micellari per:
pelli particolarmente sensibili;
pelli secche;
pelli molto grasse;
pelli che tendono ad arrossarsi.
Va detto che, essenzialmente, il processo di applicazione sarà sempre lo stesso in ogni caso. A prescindere dal tipo di pelle e dall’ acqua micellare utilizzata potremmo ottenere dei vantaggi quali: una pelle luminosa; una pelle purificata, senza grassi; nessuna irritazione;
Non ci sono particolari controindicazioni, fattori che possano ledere la nostra salute in qualche modo utilizzando qualsiasi tipo di acqua micellare. La formula è di per sé priva di prodotti chimici, che possono irritare la pelle o provocare delle microlesioni. Non è necessario strofinare parecchio per trarne dei benefici. Ovviamente, come ogni tipo di prodotto cosmetico, la cosa principale di cui assicurarsi è il fatto che si possa soffrire di qualche particolare allergia o una patologia della pelle: sebbene dei particolari riscontri negativi in merito non siano mai stati rilevati, va comunque detto che bisogna stare attenti e si potrebbe chiedere, prima dell’acquisto, il consiglio di un esperto.
In tal senso, potrebbe risultare utile capirne la composizione. All’interno del prodotto sono presenti vari elementi che agiscono come idratanti e seboregolari. Va detto che sarebbe sempre meglio essere a conoscenza di degli ingredienti contenuti prima dell’acquisto: questi devono essere testati, per evitare qualsiasi rischio e per evitare che possano in alcun modo interferire con il regolare pH della pelle. Alcune acque micellari, per esempio, si presentano con degli estratti di piante o minerali, utili proprio a rassodare la pelle e idratarla. Importante, inoltre, che il prodotto sia privo di parabeni.
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]]>Il gonfiore agli arti può essere dovuto a diversi fattori, tra i più comuni c’è sicuramente l’idropisia, nota ai più come edema. Di cosa si...
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]]>Con questo termine si indica un accumulo di liquidi nei tessuti. Difatti, non è una malattia, ma un disturbo che è sempre correlato ad una malattia vera e propria (in particolar modo quelle legate all’apparato circolatorio ed altre che interessano i reni). Un arto che presenta idropisia si presenterà molto gonfio rispetto al normale proprio perché si genera un accumulo di liquidi nel peritoneo, il quale si estende ad altri arti (come caviglie e polsi).
Sono diverse le cause che possono portare alla presenza di idropisia. L’edema stesso deriva da un aumentato trasporto di liquidi nei vasi sanguigni, liquidi diretti verso l’esterno; ma anche una mancanza di movimento sanguigno verso i capillari o vasi linfatici. Tra le diverse cause che possono portare alla presenza di idropisia troviamo:
Oltre al gonfiore, una caratteristica particolare della presenza di idropisia è sicuramente il dolore ad un determinato arto, senso di pesantezza e tensione cutanea. Non è difficile, comunque, riconoscere la presenza: basta premere con un dito sulla zona interessata per rendersi conto, valutando la formazione di una fossetta, chiamata tecnicamente fovea. Questo è un elemento caratteristico dell’idropisia.
Ci sono, poi, altre tecniche sicuramente più mirate da poter adoperare grazie a specialisti, come:
Come abbiamo avuto modo di spiegare, l’idropisia non è una malattia ma bensì un sintomo legato ad una malattia, ecco perché va trattata a seconda delle cause che l’hanno generata. Per esempio, gli edemi di minor entità, quindi molto localizzati, di solito non necessitano di una cura vera e propria, ma guariscono in maniera autonoma. Per quanto riguarda, invece, gli edemi più grandi, allora si deve dapprima capire la causa scatenante e poi agire di conseguenza. Va detto che alcune soluzioni possono essere adottate. Tra queste:
bendaggi;
alimentazione meno salata;
antideclivi;
massaggi drenanti.
Ribadiamo che si tratta di un vero e proprio campanello d’allarme di cui tener conto e che potrebbe essere indicativo della presenza di malattie molto gravi e dannose per la nostra salute. Ecco perché è consigliabile sempre un consulto medico.
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]]>Hai mai sentito parlare del Dermaroller? Probabilmente sì, visto che si tratta di uno strumento per la cura della propria pelle, davvero eccezionale e che...
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]]>Questo famoso beauty tool riesce a produrre una serie di benefici davvero interessanti. Tra questi:
Uno strumento davvero eccezionale che per ogni utilizzo può essere determinante al mantenimento di una pelle liscia ed elastica. Ma vediamone nei dettagli il funzionamento.
Il dermaroller funziona, essenzialmente, grazie ad un rullo che è dotato di una serie di piccoli aghi i quali passano sulla pelle e penetrano nella cute: difatti, generano delle microlesioni, ovviamente non dolorose, che consentono, tra le altre cose sopra elencate, anche un assorbimento migliore dei prodotti di bellezza. Spesso e volentieri, i dermaroller vengono usati prima della beauty routine, poiché consente di ottimizzare al meglio l’uso di alcuni prodotti di bellezza. E’ sbagliato, però, pensare che si tratti di uno strumento che riesce a produrre benefici solo sul volto: si può usare praticamente su tutto il corpo.
Vediamo, però, il funzionamento nel dettaglio. In primo luogo, il dermaroller deve essere passato sulla pelle facendo pressione adeguatamente: bisogna, però, stare attenti a non farla sanguinare. In questa maniera, la circolazione viene “richiamata”. Non preoccupatevi se al termine dell’utilizzo potreste avvertire una sensazione di pizzicorio e la pelle risulterà arrossata. E’ del tutto normale. Di solito, si consiglia di usarlo prevalentemente prima di andare a dormire, poiché durante la notte, al buio soprattutto, la pelle può tranquillamente rigenerarsi. I benefici si possono riscontrare se si utilizza il dermaroller tre volte a settimana.
Tra le varie fasi, possiamo quindi così riassumere:
Sicuramente non è pericoloso, però, prima dell’utilizzo, consigliamo comunque sia di disinfettare adeguatamente il rullo con gli aghi. Questo può essere fatto facilmente con un panno pulito imbevuto di alcol. In questa maniera saremo sicuri che gli aghi che penetrano nella pelle siano sufficientemente puliti. Va da sé che un ago sporco può comunque creare dei problemi, tra infezioni ed irritazioni varie. Sembra superfluo dirlo, ma lo facciamo, il dermaroller non deve essere usato in alcun caso su lesioni della pelle: mai far passare gli aghi su ferite o sulla pelle irritata! Si consiglia, inoltre, l’utilizzo personale, non condiviso con altri.
Tra le altre precauzioni da prendere, prima dell’uso, sicuramente c’è anche la scelta della lunghezza degli aghi: di solito, la lunghezza è scelta in base al tipo di trattamento, quindi principalmente, in base alla parte del corpo da trattare. Quelli più utilizzati sono i modelli con aghi da 0,5 mm, molto versatili, e validi per diverse zone del corpo.
Come già abbiamo anticipato, il dermaroller può essere utilizzato per vari tipi di trattamento e su varie parti del corpo. Per esempio, grazie alle sua capacità, lo strumento permette di ottenere dei benefici enormi per quanto riguarda l’azione di contrasto alle rughe. Il dermaroller, specialmente con gli aghi lunghi 0,5 mm, riesce a stimolare particolarmente la produzione di collagene, elemento che è essenziale per donare elasticità alla pelle di tutto il corpo.
Si sa che da una certa età, solitamente oltre i trent’anni, il nostro corpo produce meno collagene e quindi la pelle comincia ad invecchiare. L’azione del dermaroller è proprio quella di anti-età, di contrasto all’invecchiamento della pelle grazie al fatto che queste microlesioni che si creano, servono proprio a stimolare la pelle a produrre nuove cellule e quindi rigenerarsi. La pelle apparirà più elastica e luminosa.
Ma non è tutto. Anche la lotta alla cellulite è sicuramente meno difficoltosa con un dermaroller. L’azione anti-cellulite, d’altronde, è ben conosciuta: queste micro lesioni che vengono realizzate piccoli aghi fanno sì che i vasi dell’epidermide si espandano e ciò permetterà di sciogliere il grasso in eccesso e far diminuire il gonfiore.
Tra gli altri benefici, alcuni in parte già citati, troviamo poi quelli che riguardano la lotta all’acne; alle smagliature, alla visibilità delle cicatrici; alle macchie della pelle. Oltretutto, il dermaroller consente persino di ridurre le borse sotto gli occhi e favorire l’assorbimento di prodotti che si applicano sul cuoio capelluto. Le microlesioni che si generano, inoltre, sono utilissime in trattamenti che servono a riequilibrare la produzione di sebo.
Anche in questo caso, però, si parla di un prodotto che è presente sul mercato in varie tipologie differenti. Proprio per questo, potreste trovare utile quanto segue. La scelta del modello si basa, in primo luogo, sulla lunghezza degli aghi, i quali possono penetrare più o meno in profondità nella pelle: solitamente la scelta è dettata anche dalla parte del corpo su cui si andrà ad agire, per esempio viso, corpo, contorno occhi. Va da sé che i modelli con aghi più corti siano più indicati per il viso e il contorno occhi, rispetto a quelli con aghi lunghi. Ma vediamo quali sono i modelli più consigliati del web.
Uno dei migliori è sicuramente il dermaroller tre in uno della Kleem Organics. Questo ha infatti tre testine intercambiabili, che si differenziano per il numero di aghi e la loro lunghezza: per esempio, abbiamo una testina da 1200 aghi per 1 mm; la testina da 600 aghi per 0,5 mm e la testina da 240 aghi per 0,25 mm. Tutte differenziate in base al trattamento che si vuole eseguire. E’ persino disponibile un e-book all’interno della confezione con dei consigli specifici.
Altro eccellente prodotto, particolarmente indicato per il cuoio capelluto, è questo dermaroller. E’ dotato di 540 aghi da 0,5 mm, ma sul mercato c’è anche il modello con aghi da 1,5 mm per altre zone del corpo.
Questo è particolarmente consigliato dagli utenti perché è molto economico. Anche in questo caso parliamo di varie dimensioni degli aghi, si parla di tre in uno: gli aghi sono lunghi da mezzo millimetro ad un millimetro. Grazie alle sue capacità, riesce facilmente a stimolare la produzione di collagene. Eccellente rapporto qualità prezzo.
Tra i migliori in circolazione. In questo caso, parliamo di sei testine in uno, utili per vari trattamenti. Utilissimo per combattere rughe, acne e contrastare le smagliature. Grazie ai suoi aghi di varia lunghezza è capace di combattere l’invecchiamento e favorire il processo di guarigione della pelle e produzione di collagene e elastina. Si può utilizzare su tutto il corpo: le testine con aghi più corti sono ideali per il viso e contorno occhi. Viste le dimensioni molto contenute, questo eccellente dermaroller è particolarmente indigato per il trasporto, magari se dobbiamo andare fuori un weekend o in vacanza in generale.
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]]>Tonificare il proprio corpo è molto importante, per tutta una serie di fattori che vedremo di seguito. Ma hai pensato a come farlo a casa?...
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]]>Con il termine “tonificazione”, difatti, andiamo ad identificare l’azione che serve a contrastare la perdita di tono muscolare. Il “tono“, tecnicamente, è una proprietà dei nostri muscoli che non si può perdere, ma si può perdere la massa muscolare. Quando abbiamo la sensazione classica di muscoli non tonici, flaccidi, molli, questa è strettamente correlata alla perdita di massa: si palesa una minor flusso sanguigno e un aumento del grasso. E’ sbaglio, quindi, da un punto di vista tecnico, parlare di perdita di tono, visto che ci si riferisce sempre alla massa muscolare. Ci sono alcune ragioni principali per cui si può perdere massa muscolare, tra queste:
Prima di tutto, quindi, andrebbe compreso il perché della condizione che ci sta portando a perdere massa. Inutile dire che sarebbe sempre meglio contattare un medico prima di fare diagnosi personali affrettate e agire in un modo anziché un altro.
Tra i fattori che abbiamo elencato come principali fautori della perdita di massa c’è sicuramente l’alimentazione sbagliata. Ecco perché, solitamente, la prima cosa da fare, è agire su di essa. Il muscolo, non va dimenticato, è composto per la gran parte da acqua: per questo motivo è importantissimo idratare il corpo adeguatamente ed evitare la disidratazione. Se non bevi abbastanza acqua, il corpo sarà costretto a “servirsi” della massa, riducendo difatti quello che comunemente chiamiamo tono muscolare. Per questo (e in realtà per tanti altri motivi), sarebbe opportuno non bere mai meno di 1,5 l di acqua al giorno, meglio se 2. In teoria, come sostengono alcuni studi, si dovrebbe assumere quotidianamente il 3% del proprio peso corporeo in acqua. Altro consiglio è quello di evitare di assumere troppo sodio quotidianamente. Questo elemento, infatti, ha una capacità intrinseca volta proprio ad aumentare la ritenzione idrica e trattenere i liquidi. Evita di mangiare alimenti troppo salati! Anche gli orari per quanto riguarda l’alimentazione, ricordiamo, sono fondamentali per il nostro organismo.
E’ indubbio che un ruolo fondamentale nell’azione della tonificazione lo svolga, inoltre, anche l’attività fisica. Ricordiamo che il miglioramento passerà per l’aumento del volume, della massa. Ci sono tantissimi esercizi specifici che possono essere utili allo scopo e la cosa positiva è che ci sono dei programmi adeguati che possono essere svolti tranquillamente anche a casa. Va da sé che l’attività fisica dev’essere svolta in maniera adeguata, altrimenti può essere soltanto controproducente. Lo sforzo dev’essere commisurato; vanno scelti, poi, gli esercizi muscolari che potrebbero essere più utili al nostro scopo e seguire tutte le regole affinché l’allenamento apporti i benefici sperati.
Se non hai la possibilità di fare sport, o comunque attività fisica all’aperto regolarmente, allora puoi optare per l’allenamento casalingo. E soprattutto puoi optare per un attrezzo incredibilmente utile: stiamo parlando della pedana vibrante. L’uso di una pedana vibrante può essere particolarmente indicato per tonificare e assottigliare la silhouette e rinforzare la massa. Un allenamento con questo particolare attrezzo è così semplice da essere eseguibile da persone quasi di ogni età e parte del corpo: dai glutei, passando per le braccia e gli arti inferiori. Secondo alcuni, si possono trarre vantaggi anche per quanto riguarda la colonna vertebrale. Ma, di preciso, come funziona la pedana vibrante? Si tratta di una pedana semplice che oscilla (solitamente con frequenze che vanno dai 10 Hz ai 60 Hz) e permette di ottenere degli effetti positivi in base alla parte del busto o degli arti su cui è indirizzata.
Considerando che si tratta di un attrezzo dal costo, genericamente, contenuto, quali sono le migliori pedane vibranti in circolazione? Vediamolo insieme.
Sicuramente una pedana che merita di essere citata è questa targata Bluefin. Dotata di due motori indipendenti 3D, quindi con doppia potenza motrice, questa pedana vibrante è nonostante tutto molto silenziosa. Le superfici sono anti scivolo, per garantire migliore aderenza, mentre sono a disposizione diversi strumenti aggiuntivi quali altoparlatni bluetooth, una guida alla dieta e delle bande elastiche, con telecomando elettronico. Sono disponibili, inoltre, 5 modalità diverse per l’allenamento. Si può trovare in commercio a meno di 170 euro.
Altro prodotto di tutto rispetto. Questo tipo di pedana è dotata di 9 programmi preimpostati, con ben 99 velocità regolabili. E’ davvero difficile non trovare un allenamento che faccia al caso nostro con questo attrezzo. E’ presente, inoltre, un comodissimo schermo LCD per vedere tutti i progressi e quante calorie bruciamo con il movimento della pedana. Quest’ultima, inoltre, è molto stabile: permette di essere utilizzata da persone che pesano fino a 120 kg. Anche in questo caso ci troviamo difronte ad un prezzo che si aggira attorno ai 170 euro.
Anche in questo caso parliamo di due motori 3D, con 120 livelli di intensità (utili in ogni direzione, verticale e orizzontale). Dotata di display touch, questa pedana offre una vastità di tipologie di allenamento enorme. Bastano 10 minuti di esercizi al giorno per vederne i risultati. Prezzo consigliato intorno ai 350 euro.
Questa pedana vibrante è utilizzata da molti appassionati di fitness. Mette a disposizione ben tre tipologie di allenamento diversi (indirizzato alla perdita di grasso, al rafforzamento dei muscoli e al miglioramento della circolazione sanguigna). Persino la densità ossea può vedere un miglioramento evidetente durante gli allenamenti caratterizzati dalle vibrazioni di questo attrezzo. Prezzo molto contenuto, parliamo di meno di 100 euro.
Altra pedana vibrante che grazie alle vibrazioni molto efficaci consente una contrazione di alto livello. E’ dotata di un sistema tecnologico professionale, che garantisce un movimento generato dalle vibrazioni di sicura efficacia. Aiuta a tonificarsi con 99 livelli di intensità e ben 5 programmi di allenamento.
Questa è una delle migliori pedane vibranti in circolazione. Questa pedana, infatti, è adatta in maniera particolare ai principianti che vogliono tenersi in forma con allenamenti giornalieri, senza andare in palestra. Permette di rassodare e rinforzare la struttura ossea, senza sollecitare articolazioni e legamenti. Anche in questo caso è presente un display LCD utilissimo per seguire i progressi ottenuti con la pedana vibrante.
La pedana vibrante Atmonas è un altro prodotto di tutto rispetto. Una delle particolarità del prodotto è il fatto che possa essere utilizzata persino da due persone contemporaneamente, vista l’ampiezza della pedana. Il motore consente la modalità 3D e 4D, in entrambi i casi molto silenziosa. 10 minuti con questo attrezzo, in alcuni casi, potrebbero equivalere a un’ora di jogging. Disponibile, tra gli articoli correlati, anche il telecomando per l’uso della pedana ancora più in comodità. 99 livelli diversi di velocità, schermo LCD.
Altro prodotto Bluefin di eccellente fattura. In questo caso, la pedana vibrante funziona servendosi anche dei supporti per le braccia in alluminio, per donare maggiore stabilità. Dotata di misuratore mbi/imc, utilissima anche per gli squat. Utilissimi anche gli altoparlanti, tra gli articoli correlati. E’ possibile scegliere tra ben 10 programmi di allenamento e 180 intensità diverse.
Anche qui ci troviamo difronte a una delle migliori pedane vibranti. Sistema di vibrazione multi direzionale, con due motori e ben 120 livelli di intensità. Controllo rapido d’allenamento, anche attraverso app e smartphone.
Tra le pedane vibranti più pratiche e facili da usare troviamo anche questo prodotto Fitodo. Consente di bruciare grassi, tonificare la massa e stimolare la circolazione sanguigna. Assai intuitiva, si possono scegliere ben 120 livelli di velocità per quanto riguarda le vibrazioni. Dotata di Bluetooth e porta USB. Tutti i progressi si possono seguire attraverso il display LCD.
Si potrebbe parlare anche di controindicazioni nell’uso di pedane vibranti. Anche se non si tratta di problematiche particolarmente comuni, va detto che questo strumento non dovrebbe essere mai utilizzato da persone che hanno patologie particolari o comunque sono in condizioni incompatibili, in generale, con l’attività fisica. Per esempio, non dovrebbero essere usate, le pedane vibranti, da donne in stato interessante, a prescindere dall’avanzamento; da persone cardiopatiche; da persone con problemi ortopedici, con particolare riferimento a quelli della schiena; da persone con problemi ai legamenti. Prima dell’acquisto, andrebbe sempre tenuto conto del consiglio di un medico, perché si potrebbe andare incontro a dei danni per la nostra salute anche abbastanza significativi. Si può anche richiedere il consiglio di un professionista del settore. In diversi casi, sarebbe meglio chiedere prima il consiglio di un esperto: per esempio, se siamo solitamente soggetti ad emicranie molto pesanti; se soffriamo di epilessia; se abbiamo patologie molto importanti, cardiache e non; se siamo diabetici; se abbiamo delle protesi a degli arti; se abbiamo avuto trombosi; se abbiamo cicatrici recenti; o se soffriamo di calcoli renali.
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]]>L’ unghia incarnita è un disturbo davvero fastidioso, il quale dev’essere affrontato in maniera molto seria, poiché potrebbe comportare anche problematiche più serie. Di cosa...
The post 3 step contro l’unghia incarnita: diagnosi, cura e prevenzione appeared first on Nutrisalute.
]]>Non c’è molto da sapere circa la diagnosi dell’osteocondroma, termine tecnico che sta proprio per unghia incarnita. Difatti, si parla prevalentemente di un esame visivo del medico, nella maggior parte delle ipotesi. In casi però più complessi, non è escluso che lo specialista opti per una serie di esami d’approfondimento, tra questi:
Proprio la presenza di tessuto di granulazione si potrebbe manifestare come una sorta di tumefazione, abbastanza solida, spesso sanguinolenta e di coloro rosso o tendente al viola.
Risulta, però, di sicura importanza cercare di capire come si possa manifestare la problematica dell’ unghia incarnita. Non si tratta di una problematica rara, anzi, è piuttosto comune. Come già anticipato, questa si manifesta nelle situazioni in cui la lamina ungueale, zona laterale dell’unghia, cresce penetrando nella cute intorno all’unghia (il solco peringueale). Generalmente, il problema dell’unghia incarnita colpisce prevalentemente l’alluce e soltanto una porzione laterale dell’unghia. Sebbene non vi siano particolari incidenze, sembra manifestarsi maggiormente tra i giovani tra i 20 e i 30 anni d’età. Potrebbe essere decisivo, in tal senso, il fatto che durante l’adolescenza l’eccessiva sudorazione rende le lamine ungueali dei piedi più morbide e si potrebbero più facilmente scheggiare.
Sicuramente una delle cause più frequenti è quella relativa all’errato modo di tagliare le unghie dei piedi. Può capitare di tagliare la porzione di lamina, quindi gli angoli dell’unghia, e in questa maniera si possono manifestare degli spigoli molto taglienti: questi, a loro volta, potrebbero lesionare il tessuto peringueale generando infezioni. La situazione peggiora quando poi l’unghia comincia a crescere.
Le unghie incarnite, però, potrebbero tranquillamente verificarsi anche per delle calzature non adeguate. Nella fattispecie, quando queste sono eccessivamente strette, la pressione potrebbe essere deleteria e stringere le pareti carnose dell’alluce verso la lamina ungueale: se questa dovesse presentarsi troppo appuntita, allora si potrebbe incorrere nella problematica sopracitata. In questa situazione, l’ infiammazione si palesa sin da subito in maniera abbastanza evidente e dolorosa.
Ma può essere anche la stessa natura dell’unghia dell’alluce a portare alle problematiche dell’unghia incarnita. Questa, solitamente, ha una predisposizione naturale a crescere in maniera errata, verso quindi il derma circostante. Anche un dito significativamente più largo rispetto all’unghia potrebbe far sì che si palesi l’osteocondroma.
Ci sono, poi, altre possibili cause:
L’ unghia incarnita prevede una serie di cure, che nelle situazioni più gravi potrebbero persino rendere necessario l’intervento chirurgico. Inutile dire che la parola finale, in tutti i casi, dev’essere sicuramente quella del podologo: solo quest’ultimo è in grado di fornire le giuste indicazioni in merito. Se si aspetta tanto tempo, la lamina ungueale potrebbe lesionare ulteriormente il derma del solco peringueale e provocare delle infezioni sicuramente serie per la nostra salute. Per persone con problematiche pregresse, come i diabetici, si possono correre rischi anche rilevanti: d’altronde, il piede diabetico è un disturbo che prevede l’intervento di specialisti.
E’ impensabile pensare che l’unghia incarnita possa guarire tranquillamente da sola. Ciò non accade e comunque sia è un pericolo eccessivamente rilevante da dover correre. Ci sono una serie di rimedi, che va detto, ancora una volta, possono soltanto fungere da palliativi, in attesa di un consulto di uno specialista. Vediamo insieme come un’unghia incarnita può essere trattata in maniera “casalinga”.
Un trattamento molto comune è quello che prevede un pediluvio in acqua calda, ma non eccessivamente, con del sale: questa operazione dovrebbe essere effettuata diverse volte al giorno e per una durata di almeno venti-venticinque minuti. Ciò dovrebbe, parzialmente, diminuire il gonfiore e ammorbidire la zona nei pressi dell’unghia. Fondamentale, però, dopo di ogni lavaggio, asciugare adeguatamente i piedi, altrimenti si potrebbe incorrere in problema anche peggiore. Se si ha ormai la certezza che si sta palesando l’unghia incarnita, allora sarebbe meglio optare per delle calzature e dei calzini (o calze) molto larghe e comode. Sarebbe ancora meglio indossare dei sandali. A casa, comunque, fondamentale tenere i piedi più liberi possibile. Usare per la medicazione sempre delle garze sterili
Sarà comunque soltanto lo specialista, il medico chirurgo in casi più gravi, a consigliarvi se ricorrere ad un piccolo intervento o continuare con delle cure più blande, accoppagnate dall’utilizzo di medicinali come paracetamolo e ibuprofene. E’ ovvio che se si palesasse un’infezione batterica, allora sarà necessario intervenire con un antibiotico.
Lo specialista, solitamente interviene con una medicazione o predisponendo, come detto, un intervento chirurgico. Nelle situazioni meno gravi, si procede alzando leggermente l’unghia e cercando di liberare la stessa dalla cute che la ricopre: a quel punto si cerca di inserire un po’ di garza sterile, proprio tra il solco ungueale e l’unghia stessa. Importantissimo, in tal caso, cambiare la garza almeno una volta al giorno per scongiurare l’insorgere di infezione. Dopo un determinato periodo seguendo questa cura, l’unghia incarnita potrebbe guarire.
Ci sono, però, situazioni in cui le unghie incarnite non guariscono ed è necessario l’intervento chirurgico. Come si svolge? Semplificando, l’intervento viene svolto asportando la parte di unghia incarnita con un’incisione (attuata con uno strumento particolare): solitamente si ricorre ad anestesia locale. In casi più gravi, potrebbe essere persino necessaria l’asportazione compleda dell’unghia. Questo poi potrebbe portare ad altre problematiche, che non stiamo qui ad analizzare: di solito, un’unghia per ricresce impiega almeno tre o quattro mesi.
Ci sono una serie di accorgimenti utili a prevenire il problema delle unghie incarnite. Da precisare che, una volta palesatesi la problematica, c’è una percentuale più alta che possa ripresentarsi. Ergo, seguire questi consigli può essere utilissimo in tutte le situazioni. Tra i consigli principali troviamo:
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]]>Hai mai sentito parlare del nervo vagale? Probabilmente sì. Si tratta di un nervo molto particolare che, secondo alcuni studi abbastanza recenti, sarebbe strettamente correlato...
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]]>Quando parliamo di nervo vago facciamo riferimento ad un nervo cranico, per la precisione il numero dieci di dodici paia di nervi cranici che nascono, appunto, dalla scatola cranica (nel midollo spinale) e che passano per il foro giugulare, verticalmente, poi per il collo, fino ad arrivare al torace e all’addome. Il suo nome, vago, non è assolutamente casuale: questo nervo, infatti, si potrebbe dire che vaghi per gran parte degli organi dell’addome e in particolar modo di stomaco e intestino. D’altronde “vagus” in latino significa vagabondo. In realtà, dovremmo parlare di nervi vaghi, visto che ci troviamo difronte ad un nervo vago di destra e uno di sinistra.
Ma vediamo nel dettaglio che funzioni svolge il nervo vago. Questo, come hanno dimostrato i vari studi scientifici svolti, interviene in maniera molto diretta sulla sensibilità delle mucose respiratorie e consente di trasmettere persino il ritmo della respirazione: innerva, tra le altre cose, anche l’esofago, la trachea, i bronchi, la laringe e la faringe. Il nervo vago riesce a informare il cervello su tutto quello che succede in alcuni organi del corpo umano, come quelli dell’addome. Se abbiamo lo stomaco o l’intestino infiammati, anche il nervo vago ne risentirà in qualche modo. Oltre a questo, una scoperta interessante fu fatta dal neurochirurgo Kevin Tracey, il quale una ventina d’anni fa, riuscì a comprendere la stretta correlazione tra nervo vago e attività anti infiammatorie: questo perché consente di produrre acetilcolina.
In linea generale, semplificando, possiamo riassumere in questa maniera le varie funzioni del nervo vago:
Sicuramente, però, una delle cose più particolari ed interessanti che sono state scoperte è la correlazione stretta tra nervo vago e ansia. Per capire tutto ciò che correla i due aspetti, bisognerebbe però prima capire qualcosa di specifico circa il sistema nervoso. Quest’ultimo è suddiviso in due parti, potremmo dire, due opposti: si parla di sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Il primo riesce a fare in modo che possiamo svolgere delle azioni fisiche, preparandoci quindi ad esse con la produzione di ormoni particolari (come l’adrenalina); il secondo, invece, svolge una funzione di rilassamento e riposo. Potremmo dire che svolgono una funzione opposta per accelerare e attivare il corpo o per “frenarlo”. Il sistema parasimpatico, che più ci interessa quando parliamo di nervo vago, ci aiuta a rilassarci con la produzione di acetilcolina, che riesce a ridurre la frequenza cardiaca e la pressione del sangue. Secondo alcuni studiosi, sarebbe corretto asserire che il nervo vago controlli il sistema nervoso parasimpatico: ciò significa che interviene in maniera diretta su movimenti involontari e volontari (dal battito del cuore ai movimenti delle mandibole). Ma entriamo nello specifico per comprendere a fondo questa correlazione particolare.
Quando il nostro corpo è sottoposto a situazioni stressanti, viene automaticamente attivato il sistema nervoso simpatico: se la condizione di stress continua a lungo, si potrebbero avere dei sintomi seri: difatti, viene attivata l’area legata all’ipotalamo alla pituitaria e alla surrenale; ma anche quella legata al cervello e all’intestino.
Quando il corpo è sottoposto a stress, il cervello aumenta la produzione di alcuni ormoni che passano dall’ipotalamo alla ghiandola pituitaria e permettono l’ aumento delle secrezioni di un altro ormone particolare (ACTH), il quale passa fino alle ghiandole surrenali e stimola la produzione di cortisolo e adrenalina: questi causano abbassamento delle divese immunitarie e difatti alla lunga potrebbero far scaturire una infiammazione. Tutto questo percorso arriva a generare in noi la sensazione di stress e ansia: quando ci troviamo sottoposti a grosso stress, è molto più facile che ci ammaliamo. Oltretutto, lo stress a lungo andare, insieme all’ansia, possono causare un aumento di produzione di glutammato nel cervello: questo neurotrasmettitore, se prodotto in quantità eccessiva, potrebbe provocare, come sintomi, nella migliore delle ipotesi emicrania e fortissimi mal di testa; ma in casi estremi potrebbe persino portare a depressione e forte ansia.
I disturbi legati al nervo vago possono portare a sintomi differenti, tra questi:
Come abbiamo precedentemente accennato, il nervo vago svolge un ruolo importante anche per quanto riguarda le funzioni digestive. Quando questo, ergo, ha delle difficoltà, è evidente che ne risentirà anche la digestione: possiamo riscontrare disturbi di acidità di stomaco, gonfiori intestinali e problemi gastrici. Difatti, agendo sul sistema parasimpatico, il nervo vago riesce a favorire il rilassamento muscolare e di conseguenza può essere determinante per una corretta digestione.
Non si può parlare, però, effettivamente di una vera e propria infiammazione del nervo vago quando parliamo di questo tipo di sintomi. Questo perché, scientificamente, non si fa menzione di questa terminologia da nessuna parte. Non è scientificamente provato che questo nervo possa infiammarsi, anche se comunemente viene utilizzata questa espressione. Potremmo dire che in realtà i sintomi sono legati principalmente al cervello, da cui parte proprio il nervo sopracitato. E’ proprio da lì che partono i disturbi, soprattutto quelli legati allo stress: in alcuni casi, questi disturbi si riversano sul nervo vago.
Ci sono diverse tecniche che possono essere prese in considerazione per migliorare il tono vagale, e difatti attivare in maniera adeguata il sistema nervoso parasimpatico, garantendo il nostro benessere fisico e mentale. Queste tecniche sono particolarmente volte a cercare di trovare un rilassamento interiore ed evitare di far accumulare lo stress.
In primo luogo si può migliorare la respirazione. Ci sono delle modalità precise che si possono seguire per cercare di ritmare la nostra respirazione, aumentando i tempi di inalazione e consentendo di aumentare il rilassamento: questo agisce, secondo alcuni esperti, sul nervo vagale. La respirazione diaframmatica è particolarmente indicata proprio per attivare il nervo vago e riuscire a rilassarsi a dovere. Si respira in maniera più profonda per far sì che si possa inalare più aria possibile.
Anche in relazione alla respirazione diafframmatica, può essere sicuramente utile anche la meditazione. Molti studiosi hanno provato come la meditazione riesca a far diminuire lo stress e quindi evitare che si attivi il nervo vago e agendo direttamente sul sistema nervoso parasimpatico. Quindi, può essere particolarmente utile dedicarsi o allo yoga o ad altre tecniche che consentono direttamente una stimolazione del nervo vago. La stimolazione vagale può avere degli effetti davvero sorprendenti anche sul sistema nervoso centrale, per quanto riguarda la diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Un’altra scoperta recente che è stata particolarmente sorprendente è quella dell’Università di Oulu. Gli studiosi sono riusciti a scoprire come il freddo possa attivare il vaso vagale, stimolando i neuroni colinergici: questo sarebbe capace di regolare il sistema nervoso simpatico. Ovviamente non si tratta di un’esposizione prolungata, ma anche di meno di un minuto: per esempio, con un asciugamano o un manno fresco sul volto.
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